I solfiti fanno male all’uomo? Vediamo cosa dicono gli studi
Sinonimo di convivialità, è sempre presente in tavola quando ci riuniamo con amici e parenti, e ancora di più quando ci sono occasioni importanti o durante le feste. L’acquisto di un buon vino non è affatto semplice, però, perché non tutti siamo intenditori. La composizione, inoltre, va a incidere sulla qualità e anche sulla nostra salute: l’aspetto che influisce maggiormente è la quantità di solfiti contenuta nei vini e in questo articolo ci occuperemo proprio di questo aspetto.
i solfiti, sono un gruppo eterogeneo e vasto di composti, usati nel settore alimentare prevalentemente come additivi. Con la funzione principale di conservanti, per contrastare l’ossidazione dei cibi e prevenire lo sviluppo microbico indesiderato, vengono impiegati in forma solida e in polvere, o sotto forma di gas come nel caso dell’anidride solforosa addizionata.
La presenza di solfiti nei prodotti alimentari deve essere segnalata in etichetta, riportandone il nome chimico o il codice identificativo. Se un prodotto contiene solfiti, l’etichettatura che lo accompagna conterrà quindi uno di questi nomi o codici:
- Anidride solforosa, E220
- Solfito di sodio, E221
- Bisolfito di sodio, E222
- Metabisolfito di sodio, E223
- Metabisolfito di potassio, E224
- Solfito di potassio, E225
- Solfito di calcio, E226
- Bisolfito di calcio, E227
- Potassio solfito acido, E228
Sulle confezioni è obbligatorio riportare, per disposizioni del Reg UE 1169/2011, la dicitura “contiene solfiti”, senza specificare la quantità, nel caso in cui gli alimenti contengano anidride solforosa e solfiti per una concentrazione superiore a 10 mg/litro in termini di SO2 (anidride solforosa) totale. La quantità massima ammessa per tipologia di alimento è invece riportata nel Reg UE 1129/2011. I solfiti, nello specifico l’anidride solforosa, si trova nei vini e viene aggiunta con lo scopo di bloccare le fermentazioni indesiderate e le reazioni di ossidazione. Prima di dirvi in che quantità questa sostanza si trova nei vini e come ne viene segnalata la presenza in etichetta, vediamo quale impatto può avere sulla salute umana.
Addizionati agli alimenti o presenti naturalmente nel prodotto, queste sostanza svolgono un ruolo importante per conservare i cibi, ma fanno male all’uomo? quali effetti possono generare?
I solfiti vengono classificati, nel Reg UE 1169/2011, tra le 14 sostanze o prodotti che possono provocare allergie o intolleranza. Ma la reazione ai solfiti, per i soggetti non ipersensibili, non crea nessun disturbo, se non il classico mal di testa, mentre gli individui che soffrono d’asma potrebbero risultare sensibili alla presenza di solfiti, e presentare sintomi come fiato corto e difficoltà respiratorie. In ogni caso, come per molte altre sostanze chimiche sulle quali non si hanno dati a sufficienza circa gli effetti sulla salute, è più prudente limitarne il consumo. Per questo motivo, nei vini prodotti dalla nostra azienda Il-Saraceno non ci sono solfiti aggiunti, ma solamente quelli prodotti naturalmente durante la fase di fermentazione.
Da alcuni dati è emerso che l’assunzione eccessiva di anidride solforosa potrebbe influire negativamente sull’assimilazione di vitamina B1, ma su questo punto esistono pareri contrastanti. La dose giornaliera ammessa per legge di solfiti è di 0,7 mg/kg.
Al momento infatti, non vi sono timori o preoccupazioni elevate, riguardo l’assunzione di solfiti. A dirlo è un gruppo di scienziati dell’EFSA (autorità europea per la sicurezza alimentare), che valutando il comportamento di sette solfiti, tra cui l’anidride solforosa, nel momento della loro ingestione, ha confermato la possibilità che queste sostanze possano innescare delle reazioni di intolleranza, in soggetti particolarmente sensibili, ma i dati scientifici risultano essere limitati.
Il livello cumulativo, infatti, stabilito per i sette solfiti utilizzati risulta essere sufficiente a tutelare i consumatori, ma l’EFSA si propone di rivedere questa conclusione, a seguito di maggiori dati e studi scientifici, per ridurre i dubbi e confermare a pieno la sicurezza di queste sostanze.
QUALI VINI CONTENGONO PIÙ SOLFITI?
La quantità massima di SO2 che può essere presente nei vini è sancita dal Reg. CE 606/2009 allegato I B, dove è ammesso che:
Il tenore di anidride solforosa nei vini, diversi dai vini liquorosi e spumanti, non può superare al momento dell’immissione in commercio:
- 150 mg/l per i vini rossi
- 200 mg/l per i vini bianchi e rosati.
I vini prodotti dalla nostra azienda Il-Saraceno invece ne contengono in media 20-30 mg/l, cioè quelli naturalmente prodotti durante la fermentazione. Questa nostra filosofia aziendale, ritenuta rischiosa se non avventata da molti, ha dato i suoi frutti con il tempo, grazie ad una clientela sempre più attenta a questo aspetto.
Se i vini contengono una quantità di zuccheri, espressi dalla somma di glucosio e fruttosio, superiore a 5 mg/l il tenore di anidride solforosa è innalzato a 200 mg/l per i vini rossi e a 250 mg/l per i vini rosati e bianchi.
Nei vini liquorosi, l’anidride solforosa invece può essere presente in un quantitativo di:
- 150 mg/l per i vini con livello di zuccheri inferiori a 5 mg/l
- 200 mg/l per i vini con livello di zuccheri superiori a 5 mg/l.
Nei vini spumanti, il quantitativo massimo ammesso è:
- 185 mg/l di anidride solforosa per tutte le categorie di vini spumanti di qualità
- 235 mg/l di anidride solforosa per tutti gli altri vini spumanti.
I vini spumanti di qualità sono tutti quelli ritenuti qualitativamente superiori rispetto a spumanti generici, che a temperature di conservazione di 20 °C, in recipienti chiusi, hanno una sovrappressione dovuta all’anidride carbonica in soluzione non inferiore a 3,5 bar. Inoltre è previsto che il processo di produzione non possa essere inferiore ai 6 mesi a partire dall’inizio della fermentazione in autoclave. La durata della fermentazione non può essere inferiore ai 90 giorni.